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Pensioni: 45 invece di 65 Il XX secolo è stato caratterizzato da transizioni fisse, basate sull’età anagrafica, fra le singole fasi della vita. Nel XXI secolo subentrano al loro posto transizioni più flessibili, basate sull’individuo. Ciò riguarda in particolare l’età della pensione, per la quale gli anni di vita perdono importanza e gli anni di lavoro acquistano rilevanza.

Non c'è una definizione univoca di «età». Il modo in cui viene percepita dipende fortemente da fattori culturali, sociali e individuali. L'età cronologica o anagrafica, determinata dalla data di nascita, è certamente un dato di fatto; tuttavia l'età sociale, forgiata dalla società, e l'età istituzionale, prestabilita dal legislatore (ad esempio per la maggiore età o per il pensionamento), sono soggette a continui mutamenti. Per non parlare dell'età biologica: a tal proposito, anche solo l'orario o le condizioni meteo possono farci sentire improvvisamente molto più vecchi o molto più giovani di quanto siamo in base all'età anagrafica.

Tradizionalmente, il processo di invecchiamento è definito da momenti di passaggio fortemente ritualizzati. In questo senso le società si sono basate per millenni su parametri biologici: con riti di iniziazione (come la cresima o la cerimonia d'iniziazione ebraica bar-mizwa) nel periodo della pubertà, con cerimonie di unione (come il matrimonio) all'inizio della fase familiare o con atti che attestano l'anzianità (come l'ammissione nel Consiglio degli anziani) dopo il raggiungimento dello status familiare di nonno.

Nel XX secolo, in particolare l'iniziazione e l'anzianità sono state fortemente legate a numeri ben definiti: i 18 anni determinavano la maggiore età, il diritto di voto e la patente di guida, i 65 anni, invece, segnavano la fine della vita professionale e l'inizio dell'età della pensione.

Nel XXI secolo, con l'aumentare della durata della vita e con la crescente diversità dei progetti di vita, i momenti di passaggio ritualizzati svaniscono a vista d'occhio e in tutte le fasi dell'esistenza. I giovani attribuiscono meno valore all'acquisizione in tempi brevi dello status di adulto, con tutti i relativi diritti e obblighi; gli studiosi di tendenze parlano di «adolescenza prolungata». Si può iniziare un corso universitario a 19 anni così come a 60, ed è possibile formare una famiglia 20 anni così come a 30 o a 40.

In un progetto di vita malleabile, anche per l'uscita dalla vita professionale non è previsto un momento di passaggio netto. I limiti di età rigidi, consueti ancora oggi nella maggior parte degli Stati, risultano sempre più anacronistici. Una possibile via da intraprendere verso la flessibilizzazione è quella mostrata dalla Germania nel 2014: l'età di accesso alla pensione ha potuto essere anticipata («pensione a 63 anni») per coloro che avevano al proprio attivo 45 anni di attività soggetta ad obbligo previdenziale, un grande passo verso l'individualizzazione dell'età pensionabile istituzionale.

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